Il progetto dell’area articola i volumi edificati e le relative pertinenze in isolati: tale assetto planimetrico, oltre a rispondere a criteri di coerenza progettuale con le componenti naturali ed antropiche dell’ambito e dell’immediato intorno, in linea con i contenuti della Valsat di POC, consente l’attuazione del PUA per stralci successivi. Per ognuno di essi, il Piano definisce le condizioni di equilibrio economico finanziario degli sviluppi previsti, delle necessarie dotazioni territoriali, delle prescrizioni di qualità urbana e, più in generale, di tutti gli elementi di sostenibilità, anche sociale, dei singoli ambiti attuativi.
In una logica di sviluppo futuro dell’area che mette la stessa a sistema con l’adiacente area di Prati di Caprara est ed ovest, viene confermata l’asta definita dal Torrente Ravone e dal canale Ghisigliera quale spina ciclo-pedonale su cui innestare un nuovo parco urbano capace di collegare i tessuti urbani consolidati impostati sulle vie Saffi e Tanari con il parco territoriale del fiume Reno, attraversando il nodo infrastrutturale intermedio della stazione Prati di Caprara. Tutto ciò nel rispetto del principio che riconosce nell’ex scalo ferroviario Ravone, per morfologia e dimensione, l’ambito in grado di innervare infrastrutturalmente la città nella sua compiuta scala metropolitana. All’interno di tale visione, il rapporto tra spazi edificati e inedificati, soprattutto con riferimento alla reinterpretazione critica del tessuto edilizio ad isolati, risponde alla volontà di articolare il rapporto tra le volumetrie di progetto ed il verde secondo un gradiente di naturalizzazione crescente, dai bordi artificiali urbani del tessuto consolidato verso l’asta fluviale del Reno.